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sabato 21 aprile 2012

C'era una volta... la SME - Premessa


L'’aereo aveva appena preso quota e l'’assistente di volo
dato i primi annunci quando il signore, nervoso, seduto
accanto a me, si accese la prima sigaretta. Convinto che il
tempo giocava a mio sfavore intervenni subito con tono
forzatamente pacato: "“Mi scusi, signore, ma lei qui non
può fumare"”. Avevo ottenuto un posto non fumatori per cui
ero assolutamente certo dell’'abuso del tipo accanto e la
parola '“signore'” dovette riuscire un po' sforzata. Il tizio,
infastidito, si voltò verso di me polemico: "“E chi l'’ha detto
che qui non si può fumare?"”. Con tono ancora più calmo,
dopo aver pregustato la risposta, replicai: "“A parte il fatto
che lo ha appena detto l’'assistente di volo, ... vede? (dissi
indicando la figurina con la sigaretta accesa e sbarrata sulla
mia carta d'’imbarco) qui non si può fumare"”. E, certo di
aver centrato il colpo, aggiunsi: "“Mi dispiace”". Il signore,
visibilmente urtato, si alzò e si diresse verso il fondo dell'’aereo.
Incredulo del così facile successo mi misi più
comodo sulla poltrona e presi la rivista patinata in omaggio
che si trovava nella tasca del sedile di fronte. Avevo
appena cominciato a sfogliarla immergendomi in quell'’atmosfera
un po'’ soft che si cerca di creare in questi voli, con
quella musica di sottofondo del genere Papetti-sax, quando,
al posto del fumatore si sedette un anziano signore, con
una vistosa benda sul collo. “"Meno male"” mi disse con sorriso
coinvolgente “"che sono potuto venire più avanti; sa:
mi sono appena operato alla laringe e con tutto quel fumo
là dietro credevo di soffocare..."”. In effetti la sua voce giungeva
appena, distorta come quella di Sandro Ciotti: si capiva
che per lui il fastidio del fumo doveva essere superiore al
mio. Tuttavia desideravo distendermi e riprendere la lettura
della rivista piuttosto che essere coinvolto in una conver-
sazione, per cui gli sorrisi anch’io e riabbassai la testa sulla
rivista rinunciando a dirgli di essere io il suo salvatore e
così anche alla sua gratitudine. In quel momento il comandante
dell’'aereo prese la parola per farci sapere che,
sebbene il decollo da Linate fosse avvenuto con un quarto
d’ora di ritardo, egli prevedeva di atterrare a Napoli in perfetto
orario. Il mio amico stomizzato a questo punto lasciò
partire un segno di appunto che somigliava a un breve
lamento. "“Può essere un bene e può essere un male"” mi
disse, soddisfatto per aver finalmente trovato un buon
argomento di conversazione. E, senza aspettare la mia
richiesta di chiarimento, aggiunse: "“Conosce la storia?”.
“Quale storia?” gli chiesi, un po’ scocciato. “C’era una
volta un ragazzo - iniziò - che doveva fare gli esami di
maturità. Si preparò senza convinzione ma poi li superò e
suo padre decise di fargli un regalo. "“Voglio una moto”"
disse il ragazzo. "“Può essere un bene e può essere un male"”
disse il padre, ma gli comprò ugualmente la moto. Il ragazzo
cominciò a utilizzarla ma presto fece un incidente. "“Può
essere un bene e può essere un male"” commentò il padre,
ma il ragazzo non capì. L’incidente infatti permise al
ragazzo di non fare il servizio militare ...”. ... e così continua
la filastrocca... Le parole del vecchio mi colpirono a
fondo ed ancora oggi mi ritornano alla mente soprattutto
quando penso ai fatti che sto per raccontare. L'’aereo, naturalmente,
continuò il suo volo e arrivò ... in orario.

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